"Le ho lette tutte d' un fiato,
in una notte,
le sue confessioni"
Prefazione
La vita sceglie le occasioni migliori per insegnarci o toglierci qualcosa, ovviamente in maniera inaspettata! Il tutto avviene rompendo degli schemi, toccando elementi che all’apparenza possono avere un grosso o palese nullo valore, che solo per percezione errata sono stati mal vissuti, ma fino al momento dell'impatto non sappiamo quali essenze racchiudono, poi l'inaspettato ci rimembra che sono solamente pezzi da eliminare o percezioni da alimentare!
A me è successo pochi giorni fa, quando ho deciso di acquistare una casa, all'interno di un borgo storico, una di quelle che si usano per i weekend fuori città, quelle che ti rigenerano l'anima, solo a parlarne. Avete presente quei piccoli nidi accoglienti, sistemati tra i vicoli stretti, dalle tinte consumate e pezzi di cornicioni perduti, che come tele imbevute di oli colorati trattengono echi di storie mai raccontate e anche qualche chiacchiera di troppo, dove mille pietre calcaree definiscono i profili dei vecchi muri, tinti da fiori di stagione, intrisi di profumi nuovi e da qualche sensazione di ricordo olfattivo, che fanno spazio a sagome umane, i vicini! Proprio loro, i vicini, in questi posti sono come coinquilini, ove dietro velate stoffe su vetri ingrigiti, custodiscono aneddoti di vite, che spinte dalle voci dei curiosi rimbombanti nei vicoli stretti sopra le ali del vento vengono sparsi come polline!
Proprio appena messo il piede davanti la scalinata che conduce alla porta d'ingresso, il dirimpettaio come fossimo amici di vecchia data, mi ha subito accolto con grande amore, aiutandomi a portare gli ultimi oggetti nell’appartamento.
Valigia dopo valigia, scatolone dopo scatolone.
Una grande fatica spinta dal desiderio di mettere ogni cosa al suo posto per trasformare questo nuovo perimetro in “casa”, con tutti i suoi oggetti e con tutti i miei vizi!
La prima cosa che ho tirato fuori dagli imballaggi è stata la macchina del caffè: un cenno per dimostrare la mia ospitalità, ma anche un istante per riprendere fiato.
Tra una chiacchiera e l'altra mentre la moca riempiva la stanza del caldo odore, Il vicino a mezza bocca si è lasciato scappare un importate dettaglio: questo posto era stato abbandonato da diversi anni, il vecchio proprietario era andato via per qualche giorno, o perlomeno questo aveva detto, ma nessuno poi l'aveva più visto tornare, cosi come nessuno ne aveva più sentito parlare: stando al suo racconto molte ipotesi si erano fatte spazio nella fantasia delle persone: si narrava di una sua morte improvvisa, di quelle crudeli. Si supponeva che era fuggito dalla sua vecchia vita per il troppo dolore, e qualcuno aveva persino insinuato che non fosse mai esistito, ma capiamo bene che in tutto questo non c'era veramente niente di certo.
Non erano rilevanti per me questi dettagli: in fondo a cosa poteva servirmi sapere certi pettegolezzi! Vuoi uno scoop? Lascia stare il nulla, cerca i fatti! E la priorità di quel momento era scoprire la casa: “Indagare” perché anche se non volevo credere ad una parola di quello che avevo sentito, in me era vivo il desiderio di cercare quella verità energetica che le mura avevano da tramandare, con la speranza di scovare qualche oggetto lasciato li da “Mister X”, cosi da arricchire la mia “esposizione storica di cimeli” (collezionare cianfrusaglie vintage è una passione che ho fin da bambino), ma per mia sorpresa, deludendo ogni aspettativa, di “cianfrusaglie” li dentro non ce ne erano molte, con una storia poi, ancor di meno!
A primo impatto oltre a polverose mensole vuote e scatoloni bagnati, non appariva niente di eclatante al mio sguardo, poi osservando con più attenzione ho notato tra le poche cose che restavano, buttate lì, tra mucchi di scatolame sudicio pieno di stoviglie e pentole, che s'intravedeva, seminascosto, un qualcosa di diverso da tutto il resto, un oggetto riflettente, un contenitore in metallo, raffinato, chiuso con molta cura ed attenzione. Avevo trovato qualcosa, sicuramente un oggetto prezioso per il suo possessore, vista la cura con cui era stato riposto. Non ho accennato nulla ma improvvisamente la fiamma di scoprire che cosa fosse m'aveva pervaso. L'interesse per il resto era svanito, ed insieme ad esso la voglia di parlare con Gaetano.
Per non sembrare sgarbato, con un susseguirsi di rumorosi ed improvvisi sbadigli, sottolineando una stanchezza che non avevo, rafforzando la banale scusa in preda ad una sorta di ansia sono riuscito mandarlo via. Chiusa la porta ad occhi indiscreti, senza pensarci troppo, ho preso "il forziere" trascinandolo prima al centro della stanza, mettendomi ginocchi a terra, come un bambino la mattina del suo dodicesimo compleanno, poi rendendomi conto che avrei avuto bisogno di maggiore comodità, per godermi quegli attimi, mi sono seduto su una delle mie “nuove” poltrone impolverate.
Con la fame di chi sembra non aver mai avuto nulla, ho iniziato a cercare sicuro di trovare qualcosa di unico: carte, fogli, penne...c 'era di tutto li dentro, ma niente sembrava cosi rilevante. Avido ho continuato a tirare fuori inutili arnesi, fino a toccare il fondo...ed è proprio li, sul fondo, a contatto con il gelido della lamiera forgiata, che le dita hanno stretto un oggetto…a primo contatto sembrava un libro… ho chiuso gli occhi, un sospiro di delusione ha attraversato le mie labbra tremule, quanta amarezza!
Il classico romanzo tolto da una scrivania e messo li tanto per! Scoraggiato a tal punto di non voler degnare la vista di tale offesa, non volevo neanche guardarlo, ma poi una volta fuori, per mia sorpresa, stringevo tra le mani qualcosa di più straordinario, qualcosa di unico: Un Diario, perfettamente relegato, in una rara pelle, sicuramente un oggetto personale, intimo…Cosa potevo desiderare di più? Il vecchio proprietario lo aveva forse lasciato li per qualcuno? O se lo era dimenticato nella fretta della fuga? Nell'impazienza ho iniziato a leggerlo senza sosta, a sfogliarlo, immerso in quello che ogni pagina poteva raccontare, date, nomi, dettagli...ero ingordo di quelle storie tanto da dimenticare la casa, cosi il tempo.
Le ho lette in una sola notte, tutte d'un fiato, quelle confessioni...Cosi romantiche, cosi lussuriose. Ero stato stregato da quegli scritti a tal punto da perdere il sonno… e una volta arrivato all'ultima pagina, via a ricominciare da capo, con una lettura meno famelica e più attenta, concentrandomi sui dettagli. Quasi immediatamente mi sono accorto che qualcosa scarseggiava in quei racconti...Mancavano pagine, dettagli portati via, strappati brutalmente! Cosi ho infilato frettolosamente la giacca, ho preso dalla tasca interna il taccuino e la penna e ricordandomi delle parole di Gaetano sono sceso in strada, dovevo saperne di più.